22 Set Linfoma diffuso a grandi cellule B, il nuovo protocollo di cura ideato da FIL e coordinato dal dottor Guido Gini
La ricerca scientifica non si ferma. Prestigioso il riconoscimento ottenuto dalla Fondazione Italiana Linfomi (FIL) nell’ambito del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), i cui risultati dello studio effettuato sono stati pubblicati sulla rivista Blood. Il protocollo è stato ideato dalla Commissione Anziani della FIL e il coordinatore principale è stato il dottor Guido Gini dell’A.O. Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona, socio onorario della Fondazione Lorenzo Farinelli.
Le terapie standard per la cura del linfoma a grandi cellule B comprendono la somministrazione di farmaci chemioterapici soprattutto per via endovenosa e, in alcuni casi per bocca. Questo tipo di terapia però spesso non è praticabile nei pazienti fragili, a causa degli elevati rischi di effetti collaterali. Si sta cercando pertanto, grazie all’impegno di FIL, una via alternativa da offrire a queste persone malate. La ricerca citata va in tale direzione.
L’obiettivo primario dello studio coordinato dal dottor Gini, per entrare nel dettaglio tecnico, è stato quello di valutare l’efficacia in termini di risposta globale (ORR) della combinazione Lenalidomide e Rituximab (R2) in prima linea in pazienti con DLBCL non candidabili al trattamento standard con R-CHOP (o R-CHOP like) perché pazienti fragili. Lo studio ReRi, spiega la Fondazione Italiana Linfomi, «ha indagato l’efficacia della combinazione tra rituximab, un anticorpo specifico diretto contro la molecola CD20 che è esposta sulla superficie di numerose cellule linfomatose, e lenalidomide, un tipo di farmaco noto come immunomodulatore, cioè che agisce sul sistema immunitario. Sono stati coinvolti 68 pazienti, in 31 centri. L’endpoint primario dello studio non è stato raggiunto, ma il protocollo è stato ritenuto scientificamente rilevante perché è la prima esperienza di un approccio chemio-free su pazienti di questo tipo e rappresenterà il riferimento su cui si dovranno basare i ricercatori per i successivi studi in questo ambito».
«Il lavoro messo in campo è stato grandissimo, fin dalla stesura del protocollo che è avvenuta in maniera corale – dichiara il dottor Guido Gini –. Abbiamo lavorato benissimo in tutte le fasi, incontrando la massima collaborazione dei centri e arruolando velocemente i pazienti. Lo scambio continuo con gli Uffici FIL e in particolare con l’Area Medical Writing è stato proficuo e ha permesso di elaborare i documenti finali in modo ottimale, riuscendo a suscitare l’interesse scientifico che lo studio meritava. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita del progetto, mettendoci professionalità, passione e spirito di squadra».
«Il Linfoma Non-Hodgkin colpisce tutte le età, con particolare riferimento agli over 65 – aveva già spiegato il dottor Gini in occasione del convegno “La Terapia dei Linfomi“ organizzato lo scorso febbraio dalla Fondazione Lorenzo Farinelli e dall’Università Politecnica delle Marche -. La mortalità, grazie alla ricerca scientifica, sta pian piano scendendo. Oggi possiamo dire che, nel 70% dei casi, la malattia riusciamo a sconfiggerla. Ma non ci basta e vogliamo guarire anche quel 30% di pazienti che ancora non ce la fanno. La medicina ha fatto e sta facendo passi da gigante, sia dal punto di vista dell’efficacia delle cure che della qualità, con una tossicità sempre più ridotta dei farmaci utilizzati. Ma c’è ancora tanta strada da fare e noi siamo determinati a percorrerla».
E come ripete spesso Amalia Dusmet, presidente della Fondazione Lorenzo Farinelli, «non ci fermeremo finché non avremo sconfitto i tumori del sangue».
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La pubblicazione “Lenalidomide plus rituximab for the initial treatment of elderly frail patients with DLBCL: the FIL_ReRi Phase 2 Study“ è consultabile a questo link.
Fonte: Federazione Italiana Linfomi (link all’articolo)